Covid, le 5 tecnologie che potrebbero velocizzare la riapertura e il ritorno alla normalità

Il 26 aprile è la data da segnarsi in calendario per la graduale ripartenza dell’Italia post-Covid. A partire da quel giorno torneranno le zone gialle e, con loro, l’apertura dei ristoranti all’aperto, dei cinema, dei teatri e, più tardi anche di piscine e palestre. Non si tratterà di un via libera generico visto che il numero dei contagi e il tasso di riempimento degli ospedali continueranno a dettare la linea del governo e delle regioni sul colore dei territori e sulle future decisioni, ma si tratta comunque del primo passo avanti verso il superamento dell’emergenza che si è visto da ottobre a oggi. Manterremo le mascherine e il distanziamento sociale ma, complice una possibile accelerazione sul fronte della campagna vaccinale, il ritorno alla vita normale sembra essere più vicino del previsto.

D’altronde, dove si è riusciti a vaccinare una buona percentuale di popolazione – come ad esempio nel Regno Unito o in Israele – i numeri si sono abbassati sensibilmente, aiutando così i paesi a garantire la riapertura della stragrande maggioranza delle strutture. Sappiamo che il vaccino non è una soluzione nel lungo periodo – la copertura dura all’incirca un anno – ma raggiungere l’immunità di gregge ci consentirebbe di contenere le manifestazioni più virulente del virus, abbassando la pressione sul sistema sanitario e superando così l’emergenza vera e propria. Il problema è capire quando riaprire e quanto saremo in grado di reggere. L’estate e le temperature più alte garantiranno una minore circolazione del coronavirus, ma la soluzione al problema potrebbe arrivare dalla tecnologia. Chiedendo una mano a gadget e sensori potremmo tenere sotto controllo i dati e gestire al meglio questa fase di riapertura. Ecco i 5 migliori dispositivi che ci potrebbero aiutare nella ripartenza.

Il sensore di rilevamento dell’anidride carbonica

Il sensore di CO2
Il sensore di rilevamento dell’anidride carbonicaIl sensore di CO2

Una delle cose che abbiamo imparato nell’ultimo anno è che il tasso di diffusione del virus al chiuso sale in maniera esponenziale. Ma quand’è che la situazione diventa pericolosa? Quando ci sono troppe persone all'interno che rischiano di trasmettere l'infezione. Ma, invece di fare controlli grossolani a occhio, un buon modo per controllare questo dato è misurare la quantità di anidride carbonica presente nella stanza: più è alta e più persone ci sono nella stanza, aumentando il tasso di contagio. Basta un piccolo monitor portatile per capire se una stanza è ventilata a sufficienza o se rischia di trasformarsi in un pericolo in caso qualcuno possa essere contagioso. Registrando il livello di CO2 nell’aria si può avere un buon indicatore per gestire le presenze al chiuso e sapere quando far entrare altre persone o aspettare.

Biostopper

Biostopper
BiostopperBiostopper

Quest’idea, tutta italiana, punta a risolvere il problema del distanziamento sociale all’interno di bar e ristoranti creando una barriera protettiva intorno ad ogni singola persona. Questo dispositivo crea dei vortici d’aria che intrappolano il nostro respiro e lo trascinano verso il basso dove viene filtrato e intrappolato senza che possa raggiungere altre persone. Immaginiamoci un tavolo di due persone: invece di avere un separatore in plexiglass, basterebbe accendere questo gadget per formare un isolamento biologico che ci dia maggiore sicurezza quando ci troviamo al chiuso.

Covid Detector

Covid Detector
Covid detectorCovid Detector

Il sistema si chiama Spray for Life e potrebbe essere una buona soluzione per gestire l’accesso nei luoghi pubblici più affollati come chiese, musei o teatri. È formato da tre dispositivi: un termoscanner in grado di misurare la temperatura corporea con un margine di errore massimo di 0,2 gradi, collegato ad una sbarra di accesso che si apre soltanto se hai meno di 37,5 gradi; poi un dispenser igienizzante per le mani e uno spray nebulizzatore per disinfettare le scarpe o i piedi della persona.

Breezy One

Breezy One
Breezy OneBreezy One

L’impatto della pandemia ha scatenato l’arrivo dei robot automatici per la pulizia delle aziende. Non più semplici aspirapolvere come Roomba, ma veri e propri robottini in grado di cavarsela con la pulizia e l’igienizzazione di superfici enormi come fabbriche, ospedali o aeroporti. Ci sono modelli che utilizzano le luci UV per uccidere germi e batteri, o altre versioni – come Breezy One – che nebulizzano uno spray igienizzante. Basta mettere in carica questo robot delle dimensioni di un cassonetto per la spazzatura e poi lasciarlo andare in giro per l’ufficio: grazie a dei sensori evita gli ostacoli, conosce il proprio percorso e igienizza tutta la struttura in pochi minuti. Il loro utilizzo nel corso della giornata potrebbe rendere più sicuri l’utilizzo di uffici e negozi.

Uveya

Uveya
UveyaUveya

L’altro grande settore ad aver sofferto la pandemia è il mondo dei viaggi. In attesa dello sbarco ufficiale del passaporto vaccinale – o come sarà chiamato il pass per andare tra regioni e in Europa – per far tornare la fiducia dei viaggiatori si sta lavorando a dei robot in grado di sterilizzare gli ambienti di un aereo a colpi di raggi ultravioletti; basterebbe un passaggio in cabina del robot Uveya per cancellare la presenza di ogni tipo di virus a bordo. Dopo i primi test all’aeroporto di Dubai, sarebbe pronto a sbarcare negli scali di tutto il mondo: «Questa è una tecnologia collaudata, è stata utilizzata per oltre 50 anni in ospedali e laboratori ed è molto efficiente» ha dichiarato il co-fondatore di Uveya, Jodoc Elmiger.

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