Achille Lauro diventa un’icona religiosa per la cover di Vanity Fair

Achille Lauro

Achille Lauro sulla copertina di Vanity Fair: la foto dell’artista in versione icona religiosa e la sua lettera per spiegare la sua arte.

All’indomani del primo quadro di Sanremo 2021, presentato nella serata di apertura del 2 marzo e dedicato al glam rock, Achille Lauro si è preso la copertina di Vanity Fair. E lo ha fatto a modo suo, con una foto che lo trasforma in un’icona religiosa, pronto a ricevere accuse di blasfemia in nome dell’arte. Ecco l’immagine del cantautore romano e la sua lettera indirizzata ai lettori del magazine.

Achille Lauro su Vanity Fair: la copertina

Non sono un santo“, dichiara apertamente Lauro. Lui che sta giocando ormai da diversi mesi con le immagini iconiche della religione cristiana. Lui che utilizza simboli forti e comuni per lanciare nuovi messaggi. Proprio come fatto con la copertina di Vanity.

Achille Lauro
Achille Lauro

Il cantante romano sa di andare incontro ad accuse di blasfermia, ma non si scompone, come dichiarato in una lunga lettera: “I santi e le Madonne sono immagini che fanno parte della mia storia, della mia gallery esistenziale. Anche grazie a loro ho imparato a generare me stesso, senza aiuti, trattando la creatività come uno Spirito Santo“. Per questo chiede di osservarlo da vicino, per vedere tutto di lui, il suo passato, la notte, la religione, la famiglia e, perché no, anche i miracoli.

La lettera di Achille Lauro

Lauro non è nuovo a lettere. Stavolta ne indirizza una ai lettori di Vanity Fair, per parlare della sua idea di salvezza, che coincidere con il credere che qualcosa possa ancora succedere. Spiega il cantautore: “Per me conta solo pensare. E cambiare. E non essere etichettato, non essere ridotto all’idea di qualcun altro. Io faccio tutto questo per non venir banalizzato dentro uno stereotipo. Immagino, intuisco. Disegno la mia diversità“.

Quindi, si addentra nella sua storia e ammette di essere stato fortunato, perché ha avuto chiaro fin da piccolo cosa voleva, e lo scriveva, chiudendosi nella propria stanza e analizzando ciò che accadeva nella sua vita su miliardi di fogli, oggi andati perduti o trasformati in una canzone. Poi, cresciuto, ha avuto modo di conoscere il mondo esterno, che è necessario, anche se giudica, e anche se in fin dei conti arriva secondo, dopo di noi. Dopo l’amore, motore di tutto oltre che fondamentale elemento nell’affermazione di sé, quando c’è che quando manca. Anche l’assenza di amore aiuta a crescere, perché costringe a fare i conti con la solitudine.

Dopo aver parlato anche di tecnologia e di pandemia, Lauro torna quindi alla sua arte e alla sua persona: “Ho imparato una cosa importante. Essere folle. La follia è avere il coraggio di scegliere un percorso fuori dall’ordinario. Quando mi chiedono cosa faccio per cambiare il mondo, rispondo che io rischio con la mia arte per portare messaggi e dare significato. Non vado in televisione o sul palco col freno tirato. Può andare tutto bene oppure la mia carriera finire lì. Io penso che nella vita bisogna essere spericolati se si vogliono davvero cambiare le cose“.

L’ultimo messaggio del cantautore romano è dedicato all’universo femminile: “Spesso mi chiedono perché si scateni un putiferio tutte le volte che un uomo assume sembianze femminili. La mia risposta è semplice: perché la donna è l’estremo simbolo di libertà“. Di seguito la copertina di Vanity con la sua immagine:

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