L’OMS continua ad indagare sulle origini del nuovo coronavirus. L’ipotesi più plausibile e condivisa è che vi sia stato un “salto di specie” a partire da un animale selvatico. Ora di questa teoria arriva una conferma importante: un membro dell’OMS ha dichiarato che alcuni allevamenti di animali selvatici nel Sud della Cina sono la probabile origine della pandemia.
Come probabilmente ricorderete, a febbraio un team di esperti dell’OMS ha fatto visita al più famoso mercato umido di Whuan, attualmente chiuso e abbandonato, luogo da cui sarebbe partito il coronavirus. Le indagini ovviamente si sono svolte anche in altri luoghi della Cina.
Iniziano a trapelare ora le prime notizie su quanto scoperto, in attesa del report ufficiale. Al centro dell’attenzione ci sono gli allevamenti di ratti dei bambù e altri animali selvatici che in Cina, ma anche in altre zone dell’Asia, vengono utilizzati come cibo. Proprio qui si sarebbe originata la pandemia che sta sconvolgendo il mondo.
A sostenerlo è un membro del team dell’Organizzazione mondiale della sanità, Peter Daszak, ecologo della malattia e presidente di EcoHealth Alliance. Ai microfoni di NPR, organizzazione che comprende oltre 900 stazioni radio statunitensi, il dottor Daszak ha affermato che il suo rapporto concluderà che tali allevamenti di animali sono probabilmente il luogo in cui è iniziata la pandemia.
La Cina ha chiuso gli allevamenti di fauna selvatica nel febbraio 2020, afferma l’esperto che, durante il viaggio condotto nel paese da cui tutto è partito, ha trovato nuove prove che gli allevamenti di questi animali selvatici rifornivano poi venditori del mercato all’ingrosso di Huanan a Wuhan.
Daszak sostiene che il provvedimento di chiusura stabilito dal Governo cinese è stato un forte segnale del fatto che si riteneva che quelle fattorie fossero il percorso più probabile fatto dal coronavirus che ha poi raggiunto gli esseri umani a Wuhan.
In quelle fattorie di animali esotici, come ha fatto sapere Daszak, c’erano non solo ratti di bambù ma anche zibetti, istrici, pangolini e cani procioni.
I risultati delle indagini del team dovrebbero uscire nelle prossime settimane. Nel frattempo, però, Daszak ha lasciato trapelare delle cose fondamentali di quanto scoperto:
“La Cina ha promosso l’allevamento di animali selvatici come un modo per alleviare le popolazioni rurali dalla povertà. Ha avuto molto successo. Nel 2016, avevano 14 milioni di persone impiegate in allevamenti di animali selvatici ed era un’industria da 70 miliardi di dollari”.
Il 24 febbraio 2020, però, il governo cinese ha fatto un completo voltafaccia riguardo a questi allevamenti.
“Hanno inviato istruzioni agli allevatori su come smaltire in sicurezza gli animali – seppellirli, ucciderli o bruciarli – in modo che non diffondessero la malattia”.
Come mai? Daszak ritiene che questi allevamenti potrebbero essere il punto di “spillover”, ovvero il luogo in cui il nuovo coronavirus è passato da una specie ospite a un’altra. Proprio qui sarebbe “saltato” infatti da un pipistrello a un altro animale e poi alle persone.
“Penso che la SARS-CoV-2 sia entrata per la prima volta nelle persone nel sud della Cina. Sembra proprio in questo modo.”
Non a caso, molti allevamenti si trovano in (o intorno) alla provincia meridionale dello Yunnan, la stessa dove i virologi hanno trovato un virus dei pipistrelli che è geneticamente simile al 96% a SARS-CoV-2.
Le fattorie della zona allevavano animali che fin da subito sono stati collegati al coronavirus, come zibetti e pangolini, che venivano poi venduti al mercato Huanan a Wuhan, dove si è verificata un’epidemia precoce di Covid-19.
Considerando tutto questo, Daszak e altri membri del team dell’OMS, ritengono che gli allevamenti di animali selvatici del Sud della Cina abbiano fornito un condotto perfetto tra un pipistrello infettato da coronavirus nello Yunnan (o nel vicino Myanmar) e il noto mercato di animali di Wuhan.
Il passo successivo, dice Daszak, è capire in modo specifico che tipo di animale ha portato il virus e in quale dei numerosi allevamenti.
Fonti: NPR / Eco Health Alliance
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