La paura dell’intimità nel percorso del maschile sacro

Paura dell’intimità: uno dei mostri che aspettano il tuo passaggio

Come superare la paura dell’intimita? L’intimità è il presupposto per ogni autenticità, nel manifestare all’altro/a ciò che sei e nell’accogliere l’altro/a esattamente per ciò che è, senza maschere, senza recite. È la capacità di darsi pienamente e di ricevere a piene mani, sia in uscita, sia in entrata.Purtroppo, tantissime persone sono terrorizzate dall’intimità – e spesso inconsapevolmente. L’intimità non è il sesso. Il sesso può essere un risultato dell’intimità, ma l’intimità ricopre un vissuto molto più vasto e profondo di quello del sesso.

La sessualità sacra senza intimità non è possibile. Un percorso interiore di consapevolezza non è possibile se non si è sviluppata la capacità di vivere l’intimità. Ossia, di essere autentici e capaci di condividere e accogliere – di dare e ricevere – ciò che si radica in profondità.

  • Paura dell’intimità significa aver paura che se ci si espone troppo, l’altro/a un giorno userà quello che abbiamo condiviso contro di noi.
  • Significa paura che vi sia una trappola da qualche parte, paura che un’altra persona possa legarci.
  • Paura di una presenza che si faccia incombente e invadente.
  • Paura dell’intimità significa anche paura di venire rifiutati o allontanati, non accettati o giudicati, per ciò che abbiamo condiviso o mostrato.

Naturalmente, queste paure sono irrazionali, se viste con la lucidità di un adulto consapevole. Nessuno può costringerti a fare qualcosa contro la tua volontà e nessuno può portarti via niente. Non lo sono invece per il bambino che eri e che le ha registrate, e che ancora governa la tua vita, spesso senza che tu ne sia consapevole.

Se anche tu temi l’intimità, devi sapere che il tuo percorso inizia nel momento in cui deciderai di tornare a sentire, di connetterti ai tuoi veri bisogni, desideri e sentimenti più profondi. Senza giudicarli.

Il viaggio per diventare un uomo libero

Poi si lavorerà sulla paura del giudizio degli altri, ma per partire per questa avventura devi per prima cosa imparare a non giudicarti tu. Quindi, il primo passo del viaggio è: “Va bene qualunque cosa io senta adesso, apatia, insensibilità, rifiuto o pigrizia mentale.” “Io mi accetto e mi amo come sono.”

Prima di questo viaggio per diventare un uomo libero, tutto ciò che vivi e che hai vissuto fino a ora rappresenta appena una piccolissima frazione della vita che puoi sperimentare. Una vita vissuta di testa, disconnettendoti completamente dal resto del tuo corpo, certamente dal tuo cuore e dal tuo sentire.

Questo non significa affatto che tu non abbia una vita sessuale che ritieni soddisfacente o che non ti vada apparentemente super-bene con le donne. Puoi anche restare in superficie per tutta la vita e dare a te stesso e agli altri l’idea di essere un latin lover. Si può fare sesso anche per una vita senza mai aprirsi all’intimità. Orde di generazioni prima di noi l’hanno fatto per secoli.

Temere l’intimità significa averla ricercata nell’infanzia ed essersi sentiti non accettati per ciò che avevi manifestato ai tuoi genitori.

La paura dell’intimità che manifestiamo da adulti è la reazione perenne alle reazioni dei nostri genitori quando ci siamo esposti e scoperti con loro. Un bambino lo fa in automatico, ne va della sua sopravvivenza: vicinanza e intimità sono aspetti base della vita e qualunque cucciolo non ancora traumatizzato li ricerca. Per questo è un ingrediente così importante e che non puoi trascurare, se vuoi stare bene. Anche tu conoscevi questa capacità. Ma quando ti sei fidato di loro, ti hanno fatto sentire inadeguato, incompreso, inaccettabile, in breve non giusto, non accolto.

Avresti dovuto adeguarti alle linee comuni senza se e senza ma. Forse avevi un’altra scelta?

Nei momenti in cui avevamo cercato di far comprendere loro che avevamo paura del buio, per questo non volevamo che chiudessero la porta / che avevamo delle paure nei confronti dei nostri simili o dell’insegnante, per questo non volevamo andare a scuola / che provavamo paura o insicurezza o imbarazzo nell’affrontare un bambino, un animale, una reazione del nostro corpo, loro hanno reagito spezzando la nostra fiducia.

Come ripristinare la fiducia spezzata

In quali modi? O minimizzando, disapprovandoci, o ridendo di noi, o opponendosi a noi senza ascoltare con il cuore e obbligandoci ad andare contro i nostri sentimenti, senza elaborarli né poterli condividere.

O, peggio ancora, usandoli contro di noi. Oppure abbandonandoci in quel momento. O punendoci per ciò che sentivamo.

Fatto sta che quella modalità è esattamente la stessa per la quale rifuggi dall’intimità con gli altri o in particolare con una compagna (o un compagno).

Ciò ha significato, per il tuo inconscio: quello che provi tu è per forza sbagliato e non è accettabile.

È allora ed è così che hai smesso di fare entrare chiunque nel tuo cuore e hai smesso di concederti veramente – e anche di prendere veramente. Ti racconti di farlo, ma non ci sei con la tua presenza profonda: vivi dietro uno schermo. Perché, se non lo fai, sai di essere vulnerabile (e per un bambino equivale a morire).

Sopravvivere dopo questo trauma (tanto diffuso) ha significato dover disconnettere dentro di te mente e cuore, esteriorità (quello che dai a vedere agli altri) e interiorità (quello che non è corretto e non è accettabile ed è da nascondere e possibilmente da dimenticare, anche da te stesso: la tua verità, il tuo sentire).

È così che si smette di sentire

Questo comporterà da parte tua, anche se non te ne rendi conto, lo stesso trattamento di rifiuto nei confronti degli altri. E di chiunque ti richieda autentica vicinanza. Un blocco nei confronti dell’esperienza dell’intimità causa anaffettività, apatia e/o isolamento (nei casi più gravi, dissociazione). In questo modo, diventi incapace di empatia e, anche se non te ne rendi conto, ferisci chi ti ama veramente. Non puoi vedere realmente l’altra persona, sentirla, ascoltarla, com-prenderla, esserci. È tuo diritto saperlo!

Convivere con la paura dell’intimità non ti permette di essere autentico. Potrai avere fatto tante cose nella vita, potrai essere stato comunque un brav’uomo, ma stando così le cose, l’autenticità ti manca. Ti servono la disconnessione e le maschere per sopravvivere ai rapporti ravvicinati con i tuoi simili. E se vivi così e non ne sei neanche consapevole, significa che non sai neanche cosa l’intimità sia, perché non la sperimenti da allora e non lo puoi ricordare. […]

La paura dell’intimità: la zona di comfort

Cosa significa restare nella zona di comfort, come un animale spaventato che non prende la porta aperta della gabbia per paura dell’ignoto? Restare nella zona di comfort potrebbe significare dare la priorità, in maniera automatica e inconsapevole (come se ciò fosse scontato e assodato) al lavoro o ad altri interessi piuttosto che alla tua relazione o alle relazioni umane in genere. Un’attività può tenerti a vita lontano dalle emozioni che temi. Una relazione con una persona, no. Non importa quello che ti stai raccontando.

Di tutto questo, non è il caso di fare una colpa adesso ai tuoi genitori: queste catene si tramandano all’infinito per generazioni finché un uomo non alzerà la testa e non avrà il coraggio di andare ad abbracciare quel bambino ferito che gli è rimasto dentro, non accettato, non compreso, inascoltato.

Quell’uomo potresti essere tu.

Di Sonia Serravalli – Tratto dal libro IL MASCHILE SACRO

www.soniaserravalli.com

www.ilboscofemmina.com

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