L’origine energetica della povertà

I messaggi dannosi

Povertà e scarsezza sono condizioni che, prima di divenire materiali, partono da uno stato dell’essere. Se fin da bambini ci è stato insegnato o in qualche modo passato il messaggio:

  • che il denaro corrompe lo spirito e che tendenzialmente porta problemi, amoralità, pericolo e sporcizia;
  • che non possiamo desiderare troppo o “pretendere” e non possiamo mai dire “io voglio”;
  • che desiderare benessere sensoriale e materiale è addirittura collegato alla vergogna, qualcosa spesso da condannare come immorale o criticabile;
  • che gli altri vengono prima di noi stessi e noi dobbiamo farci da parte e sopportare/farci carico di…;
  • che non si può fare sempre quello che ci piace;
  • che reclamare un diritto naturale è “essere ambiziosi” o “viziati”

ebbene, siamo cresciuti all’interno di una distorsione percettiva, psichica, emozionale e valoriale.

Questa distorsione ha fatto sì che in qualche modo il nostro albero, anziché crescere imponente, diritto verso il cielo, forte, solido e abbondante (apportando benessere, ombra e ossigeno anche agli altri), rimanesse stitico, crescesse storto, si allungasse verso l’ombra per non essere giudicato, o per non essere “troppo”, o per essere socialmente accettato. In questo modo, manifestando appena un minimo delle nostre potenzialità.

Ciò è avvenuto per la gran parte di noi (e guarda caso la gran parte della popolazione non si può definire “benestante” – per i parametri europei ovviamente). Il lato materiale della scarsità economica non è che una e l’ultima conseguenza di questo atteggiamento mentale. Ben impiantato con radici messe nell’inconscio, di conseguenza non bastano le parole né una comprensione razionale per sradicarlo. Perché, lo sappiamo, l’inconscio ha i suoi codici e le sue proprie chiavi.

La respirazione

Vi sono diverse tecniche per andare a parlare con le radici delle nostre credenze dannose, depotenzianti e deformanti per la nostra vita. La meditazione apre ad orizzonti infiniti e quell’infinito può bypassare e soppiantare il nostro inconscio, aprendo varchi a un vuoto che viene poi riempito di abbondanza.

Le visualizzazioni guidate possono andare davvero a rompere schemi e a cambiare il nostro modo di percepire qualcosa (in questo caso il denaro e l’abbondanza materiale) e di accoglierlo.

Ma ora vorrei parlarvi della respirazione.

L’inspirazione corrisponde al prendere (e all’energia femminile), l’espirazione corrisponde al dare (e all’energia maschile). Nella nostra cultura e nella nostra era, è noto che l’energia maschile sia stata predominante, in tutti gli aspetti della società e della persona, anche in quelli di cui non siamo consapevoli.

Ebbene, se ci si osserva, si potrebbe notare che spesso la nostra espirazione è più piena, più completa: il dare, lo svuotarci. Non altrettanto avviene con la nostra inspirazione. Il “prendere” o “ricevere” è spesso dimezzato o frazionato: respiriamo solo per una minima parte della nostra capacità personale. Il respiro è quasi sempre contratto o quantomeno molto limitato. Dalle ansie e da quella nostra stessa educazione radicata nell’inconscio, che ti dice (ancora adesso) che prendere comporta pericoli, sporcizia, malattia. Infatti, oggi, inspirando a pieni polmoni, potresti sentire il puzzo delle auto, di un motorino, dei concimi in campagna o delle fogne di città. Il “dare” invece è inconsciamente considerato sempre più “lecito”, legittimo, corretto, socialmente accettato, moralmente buono.

La quantità d’aria che inspiri è la quantità materiale che ti permetti di ricevere dal mondo.

Dico tutto questo perché iniziamo a notare che la disparità tra il dare e il ricevere inizia dal nostro respiro. Qualcosa che ci portiamo appresso tutta la vita e tutto il giorno. Dalle sedici alle venti volte al minuto. Dalle ventimila alle trentamila volte al giorno. Trentamila possibilità di cambiare o di riprodurci sempre uguali. Ogni singolo giorno della nostra vita.

La scienza ha dimostrato che non solo il nostro stato d’animo cambia il nostro modo di respirare, ma che se noi impariamo a respirare bene, anche il nostro respiro va a cambiare il nostro stato d’animo. E, da lì, si iniziano ad ottenere risultati diversi e quindi realtà diverse.

Il mio consiglio è quello di imparare a respirare bene, ad utilizzare i polmoni nella loro pienezza, a prendere l’abitudine di respirare di diaframma e gonfiare anche il nostro ventre nell’inspirazione! Questo comunicherà al nostro inconscio, poco alla volta: abbondanza, sazietà, diritto a ricevere, diritto all’ essere benestanti/benessere per tutti.

Allenerà l’inconscio alla fiducia naturale e innata nel flusso. Oltre che fiducia nel mondo esterno, la fiducia che Madre Terra provvederà. Ci ha voluti vivi ed essa provvederà sempre affinché ci sia abbastanza per tutti.

È la fiducia dell’animale che non si preoccupa di come e quando troverà la prossima razione di cibo: sa che il mondo gliela fornirà e non ha un secondo di dubbio al riguardo. È un’altra grande conquista che ho imparato a metabolizzare attraverso l’inspirazione.

La povertà materiale come deformazione percettiva

Dunque, per riassumere: la nostra povertà materiale (o a volte presunta povertà materiale, perché le stesse basi economiche possono essere viste come scarse o abbondanti da due persone diverse – non parliamo poi se mettiamo a confronto culture diverse) si basa a monte su deformazioni percettive.

Queste deformazioni percettive sono cresciute da radici nutrite di bugie e condizionamenti che ci hanno tolto potere, sensibilità e connessione con il “nutrimento” naturale.

La cosa ha preso poi corpo nel nostro modo di respirare, con questa inspirazione parziale, quasi con la paura di prendere ciò che ci spetta. Nell’illusione aggiunta che prendere equivalga addirittura a togliere a un altro. Quando in un circolo etico/virtuoso l’effetto è esattamente l’opposto e la dinamo dell’abbondanza continua a produrre solo gratitudine e benessere per tutti.

Oppure con la paura che il mondo sia pericoloso, puzzi, ci faccia male, ci infetti. Iniziamo a fare caso a quanto idee realmente obsolete e ormai antiche (e non realmente nostre) condizionino ancora la nostra percezione del flusso di dare-avere e quindi anche del denaro!

Come si esce da questa situazione?

  • Iniziando a fare caso, con meticolosità e precisione, a ciò che sentiamo se iniziamo, tutto il giorno, ad inspirare pienamente. Di diaframma e poi su, a pieni polmoni.

C’è perfino chi – spesso donne – potrebbe temere l’impressione di “essere grassa” respirando di pancia, vedendo il proprio ventre gonfiarsi… Rendiamoci conto, visti questi tanti dettagli, di quanto l’abbondanza naturale delle cose, dei corpi, del benessere, della gioia, della natura e del denaro sia stata “infangata”, frase dopo frase, critica dopo rimprovero, fin da bimbi. Di quanto delle idee fisse e mai messe in dubbio possano incidere sulla nostra scarsità o abbondanza materiale.

Imparando ad amare se stessi e a pendersi cura di sé, percependoci come esseri totalmente degni e meritevoli di tutta l’abbondanza necessaria (materiale, fisica, sentimentale, emotiva, creativa, intellettuale…) per realizzare i nostri compiti in questa vita, decisamente fondamentali per la collettività e per il benessere comune.

Di Sonia Serravalli

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