In occasione dello Sciopero Globale per il Clima, l’attivista e scienziata Shaama Sandooyea, supportata da Greenpeace, ha protestato immergendosi nell’Oceano Indiano a largo delle coste delle Mauritius.
La ragazza, armata di pinne e boccaglio, ha manifestato mostrando sott’acqua il cartello “Youth Strike for Climate” presso la Saya de Malha Bank. Nell’agosto del 2020 la zona è stata colpita da un disastro ambientale causato da una nave giapponese: l’imbarcazione ha riversato 1000 tonnellate di petrolio in queste acque.
Inoltre negli abissi di questo paradiso terrestre risiede il più grande ecosistema di fanerogame marine, un patrimonio naturale che ha un ruolo chiave nell’assorbimento della CO2 .
È il nostro più grande strumento contro la crisi climatica
ha dichiarato a Reuters Sandooyea, a bordo della nave di Greenpeace, l’Arctic Sunrise, durante la navigazione.
Abbiamo bisogno di un’azione per il clima e ne abbiamo bisogno ora. È ora che i governi di tutto il mondo prendano sul serio la crisi climatica e agiscano da subito per la riduzione delle emissioni e la protezione dei nostri oceani
ha continuato l’attivista.
La campagna spera inoltre di attirare l’attenzione sull’Obiettivo 14 dell’Agenda 2030 ONU: “Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile” : una meta che secondo molti scienziati deve essere raggiunta il prima possibile, per affrontare la duplice crisi che coinvolge la crisi climatica e la perdita di biodiversità.
La conservazione degli habitat marini rappresenta un punto cruciale per il benessere delle future generazioni, messo a rischio dall’aumento delle emissioni di gas serra e dai vari tipi di inquinamento. Sono necessari cambiamenti concreti e tempestivi: le ragazze e i ragazzi hanno diritto al futuro.
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